Tab Article
A lungo uno spettro si è aggirato nei meandri della filosofia italiana. Lo spirito in questione è quello di Giacomo Leopardi. Tormentato in vita, il genio recanatese non ha trovato pace neppure da morto. Il suo pensiero metafisico, tutto rivolto all'apertura e all'abisso spalancato della possibilità, ha inquietato e scosso nel profondo le coscienze. Entrato in rotta di collisione con la filosofia degli assoluti, ingaggiò un aspro duello con Platone. Il guanto di sfida fu in seguito raccolto dai discendenti italiani dell'antico greco. Croce, Gentile e "gli amici delle idee" si adoperarono a fondo per occultare, rimuovere e mistificare il pensiero maledetto del poeta. Il fiorire di ricerche e riflessioni critiche condotte fuori dal seminato da filosofi e studiosi di letteratura dalla metà dello secolo scorso ha invertito però la rotta, ridando corpo, sangue e voce allo spirito filosofico leopardiano. Anche le pastoie del dualismo pessimismo/ottimismo sono state superate, diventando un ricordo sbiadito di una lunga stagione critica, che nella scuola, tuttavia, lascia una coda. Ripercorrere le vicende e le ragioni del misconoscimento e del riconoscimento di un filosofo è ciò che questo saggio ha inteso fare.